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Cobitis zanandreai (Ph.: Davide Bellucci)

Pesci

Il Matese è terra di acqua. L'idrografia di questo imponente massiccio calcareo ricco di fenomeni carsici, è caratterizzata da un gran numero di sorgenti, torrenti e fiumi che riversano a valle le acque originate dalle precipitazioni piovose e dallo scioglimento delle nevi, talvolta inabissandosi nel sottosuolo per ricomparire a  quote più basse. Il Sava, il Lete, il Torano, il Reviola, il Titerno, il Tammaro sono solo quelli principali. L'intero massiccio è delimitato geograficamente dal corso del fiume Volturno sul versante occidentale, da quelli del Tammaro e del Biferno su quello orientale. Sono inoltre presenti ben tre laghi in quota e diversi bacini minori. Non si può quindi parlare della biodiversità del Matese senza citare la sua fauna ittica che annovera diversi elementi endemici italiani di notevole valore biogeografico e di grande interesse conservazionistico.

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© Tutte le immagini di questa sezione sono state gentilmente concesse da Riccardo Novaga ad eccezione di Cobitis zanandreai (in apertura, ph.: Davide Bellucci), Ninnigobius canestrinii (Ph.: Pier Giorgio Mastrobuono Vastano), Esox cisalpinus (Ph.: tagmyfish.net).

Lista di controllo

Specie autoctone italiane

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  • Alburnus albidus (Costa, 1838)

  • Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758)

  • Barbus fucini (Costa, 1853) 

  • Barbus samniticus (Lorenzoni et al., 2021)

  • Cobitis zanandreai (Cavicchioli, 1965)

  • Esox cisalpinus (Bianco & Delmastro, 2011)

  • Gasterosteus aculeatus (Linnaeus, 1758)

  • Lampetra planeri (Bloch, 1784) 

  • Ninnigobius canestrinii (Ninni, 1883)

  • Salariopsis fluviatilis (Asso, 1801)

  • Salmo ghigii (Pomini, 1940) 

  • Sarmarutilus rubilio (Bonaparte, 1837)

  • Scardinius hesperidicus (Bonaparte, 1845) 

  • Squalius squalus (Bonaparte, 1837)

  • Telestes muticellus comes (Bonaparte, 1837)

  • Tinca tinca (Linnaeus 1758)

Specie alloctone

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  • Alburnus arborella (Bonaparte, 1841)

  • Ameiurus melas (Rafinesque, 1820)

  • Barbus barbus (Linnaeus, 1758)

  • Carassius auratus (Linnaeus, 1758)

  • Cyprinus carpio (Linnaeus, 1758)

  • Esox lucius (Linnaeus, 1758)

  • Gambusia holbrooki (Girard, 1859)

  • Lepomis gibbosus (Linnaeus, 1758)

  • Micropterus salmoides (Lacépède, 1802)

  • Perca fluviatilis (Linnaeus, 1758)

  • Pseudorasbora parva (Temminck & Schlegel, 1846)

  • Rutilus rutilus (Linnaeus, 1758)

  • Salmo trutta (Linnaeus, 1758)

  • Silurus glanis (Linnaeus, 1758)

  • Squalius cephalus (Linnaeus, 1758)
     

Alborella meridionale

(Alburnus albidus Costa, 1838)

Specie endemica dell'Italia meridionale classificata come a rischio di estinzione (EN) nella lista rossa IUCN. E' inoltre elencata nell'appendice II della direttiva Habitat 92/43/CEE e nell'appendice III della Convenzione di Berna. Sul Matese si rinviene nel Volturno e nel Sava. Presente anche in un fosso emissario del Lago Gallo e nel lago di Letino dove è stata introdotta. Sul versante molisano si rinviene nei bacini del Biferno e del Tammaro.

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Anguilla europea

(Anguilla anguilla Linnaeus, 1758) 

Specie considerata in pericolo critico di estinzione (CR) nella lista rossa IUCN. Un tempo molto diffusa nel Volturno e in diversi immissari come il Torano, oggi la sua presenza è da considerarsi solo saltuaria anche a causa della costruzione di dighe lungo il corso del fiume che ne ostacolano il passaggio durante le migrazioni. Presente anche nell'alto tratto del Sava e nel lago Matese dove è stata introdotta.

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Barbo campano

(Barbus fucini Costa, 1853) 

Specie endemica dell'Italia meridionale la cui validità è stata dimostrata solo recentemente grazie a studi morfometrici e molecolari (Lorenzoni et al., 2021). Classificata come vulnerabile (VU) nella lista rossa IUCN. Presente nel Volturno, nel basso corso del fiume Sava e nel Titerno nel tratto a monte delle Forre di Lavello.

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Barbo sannitico

(Barbus samniticus Lorenzoni et al., 2021) 

Specie endemica descritta di recente diffusa sul versante adriatico dell'Appennino nella fascia compresa tra il fiume Vomano (TE) ed il Biferno. Classificata come vulnerabile (VU) nella lista rossa IUCN. Sul Matese è specie vicariante di B. fucini nei corsi d'acqua a scorrimento veloce del versante molisano.

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Cobite del Volturno

(Cobitis zanandreai Cavicchioli, 1965)  

Specie endemica del tratto medio del fiume Volturno e del lago di Fondi. Recentemente è stata rinvenuta in diversi siti dell'Agro Pontino e del bacino idrografico del Liri-Garigliano (Bellucci, Novaga & Freyhof, 2021). Per l'areale estremamente ristretto è valutata in pericolo critico (CR) nella lista rossa IUCN. Sul Matese è presente nel Volturno (soprattutto nei tratti a monte e a valle dell'Oasi "Le Mortine") e nel Sava.

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Spinarello

(Gasterosteus aculeatus Linnaeus, 1758)  

Lo spinarello è una specie eurialina diffusa in un ampio areale che va dai Pirenei alle coste siberiane dell'oceano Pacifico. Secondo alcuni autori le popolazioni presenti nelle acque dolci e salmastre del bacino del Mediterraneo sarebbero da ascrivere a G. gymnurus (Cuvier, 1829). Predilige acque limpide, poco profonde, ferme o a corrente lenta e ricche di vegetazione. Sul Matese si rinviene lungo il corso del Volturno e in diversi affluenti. Presente anche nel lago di Gallo e nel Biferno

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Lampreda di ruscello

(Lampetra planeri Bloch, 1784) 

Specie che negli ultimi decenni ha registrato una forte riduzione di tutte le popolazioni. Classificata come vulnerabile (VU) nella lista rossa IUCN, inserita nell'allegato II della direttiva Habitat 92/43/CEE e nell'allegato III della Convenzione di Berna. Presente nel bacino del Volturno e nel Sava nei pressi di Capriati al Volturno.

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Rovella

(Sarmarutilus rubilio Bonaparte, 1837) 

Specie endemica del distretto tosco-laziale introdotta nell'Italia meridionale e in Sicilia. Si stima che negli ultimi 10 anni il suo areale si sia ridotto del 30% soprattutto a causa dell'introduzione di specie alloctone. E' classificata come vulnerabile (VU) nella lista rossa IUCN, ed inserita nell'allegato II della direttiva Habitat 92/43/CEE. E' inoltre specie protetta in base alla Convenzione di Berna del 19-9-1979 (Allegato III). Presente nel basso corso del Sava  nel Volturno e nel bacino del Biferno.

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Cavedano italico

(Squalius squalus Bonaparte, 1837) 

Il cavedano italico è tra le specie più frequenti e diffuse in Italia, è adattabile ad un gran numero di ambienti ed è relativamente abbondante in tutto il suo areale di distribuzione. Considerata a rischio minimo (LC) nella lista rossa IUCN, può essere minacciata dall'immissione del cavedano europeo (Squalius cephalus), specie alloctona con la quale può ibridarsi. Presente nel basso corso del Sava e nel bacino del Volturno. Rinvenuta anche nel Titerno nei pressi delle Forre di Lavello. 

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Vairone

(Telestes muticellus Bonaparte, 1837) 

Il Vairone è una specie legata ad acque limpide, fresche e ben ossigenate, classificata come a rischio minimo (LC) nella lista rossa IUCN, è elencata in appendice II della direttiva Habitat 92/43/CEE e nell'appendice III della Convenzione di Berna. Recenti studi molecolari hanno messo in evidenza notevoli differenze genetiche tra le popolazioni dei distretti italiani che suggeriscono l'esistenza di tre specie distinte. Quella endemica del distretto apulo-campano, presente nei bacini del Volturno e del Sele, viene indicata come Telestes comes (Costa, 1838). Sul Matese si rinviene nel Sava, nel bacino del Volturno e nel Biferno.

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Cagnetta

(Salariopsis fluviatilis Asso, 1801) 

Specie diffusa in diversi paesi dell'area mediterranea. In Italia è presente con popolazioni localizzate e frammentate nelle regioni del settentrione, lungo il versante tirrenico fino alla Campania e nelle due isole maggiori. Recentemente classificata come quasi minacciata (NT) nella lista rossa IUCN. Inclusa  nell'Allegato III della Convenzione di Berna. Presente lungo il corso del Volturno.

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Luccio italico

(Esox cisalpinus Bianco & Delmastro, 2011)

Specie autoctona italiana del distretto padano-veneto e di quello tosco-laziale (Bianco & Delmastro, 2011). Il luccio italico, conosciuto anche come Esox flaviae (Lucentini et al., 2011), è stato introdotto nel lago Matese il 28 febbraio del 1972, lago che oggi rappresenta uno dei rari luoghi in Italia in cui sopravvive in purezza. La specie è infatti minacciata dalle immissioni del luccio europeo (Esox lucius) col quale può ibridarsi e risente della riduzione delle aree ricche di vegetazione acquatica. Molte popolazioni del centro Italia risultano fortemente introgresse. E' classificato come in pericolo di estinzione (EN) nella lista rossa IUCN. Presente anche nel lago di Gallo.

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Scardola italica

(Scardinius hesperidicus Bonaparte, 1845) 

La scardola padana è specie originaria dei bacini del distretto padano-veneto e del versante italiano del mare Adriatico fino al fiume Pescara. Successivamente è stata introdotta in molti bacini dell'Italia meridionale. E' classificata come quasi minacciata (NT) nella lista rossa IUCN. Presente nel bacino del Volturno, nel lago Matese e in quello di Gallo.

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Tinca

(Tinca tinca Linnaeus, 1758) 

Specie che predilige ambienti con acque ferme o a lenta circolazione con fondo fangoso e ricchi di vegetazione. Diffusa in tutte le regioni, negli ultimi anni le popolazioni italiane hanno registrato una contrazione spesso associata all'immissione di specie alloctone. Classificata come in pericolo di estinzione  (EN) nella lista rossa IUCN. Presente nel bacino del Volturno, nel lago Matese, nel lago di Letino e in quello di Gallo.

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Carpa

(Cyprinus carpio Linnaeus, 1758) 

Specie originaria dell'Europa orientale e dell'Asia introdotta in Italia dai Romani o forse nel periodo tardo medievale. Di grandi dimensioni può eccezionalmente superare i 40 kg di peso. Presente nel bacino del Volturno, nel lago Matese, nel lago di Letino e in quello di Gallo sia nella forma selvatica sia nella varietà "a specchio".

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Pesce persico

(Perca fluviatilis Linnaeus, 1758) 

Specie presumibilmente autoctona in Italia settentrionale, immessa in Italia centrale e meridionale. Il persico è stato introdotto nel lago Matese insieme al luccio italico nel 1972 con avannotti provenienti da un allevamento di Castiglione della Pescaia (GR). E' presente anche nel lago di Gallo mentre è assente in quello di Letino.

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Trota

(Salmo trutta Linnaeus, 1758) 

A causa di ripetute immissioni di materiale alloctono di origine atlantica (Salmo trutta) finalizzate alla pesca sportiva la situazione delle popolazioni italiane native di trota risulta estremamente compromessa. La maggior parte delle popolazioni è infatti caratterizzata da un elevato tasso di introgressione con genotipi atlantici. Le popolazioni native sia tirreniche che adriatiche di trota mediterranea

sopravvivono in purezza in pochissime località. Sul Matese, oltre che nel Volturno, si rinvengono trote 

lungo il corso del fiume Lete, nel Sava e nel tratto alto del Titerno ma si tratta di nuclei di probabile origine alloctona.

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Ghiozzetto cenerino 

(Ninnigobius canestrinii Ninni, 1883) 

Specie eurialina endemica del delta del Po e di alcune lagune costiere dell'Adriatico settentrionale. E' stato introdotto in Puglia e nel lago Trasimeno. Presente nel fiume Volturno nel tratto prossimo alla traversa di Ailano forse a causa di immissioni accidentali. Classificato come a rischio minimo (LC) nella lista rossa IUCN. Inserita nell' appendice II della direttiva Habitat 92/43/CEE e in appendice II della Convenzione di Berna.

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Persico sole

(Lepomis gibbosus Linnaeus, 1758) 

Specie originaria degli Stati Uniti meridionali, introdotta in Europa a partire dal 1887, successivamente si è diffusa in gran parte dei bacini del vecchio continente divenendo una specie invasiva. Presente nel Volturno e in diversi invasi artificiali utilizzati per la pesca sportiva.

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Persico trota

(Micropterus salmoides, Lacépède, 1802) 

Centrarchide originario di un ampio areale dell'America settentrionale fino al nord del Messico. Introdotto in Europa dal 1883 è oggi diffuso in molti bacini italiani. Questo predatore che può raggiungere i 10 kg di peso è considerato tra le specie più invasive e dannose a causa del notevole impatto che può avere sulle specie native. Presente lungo il corso del Volturno.

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Pseudorasbora

(Pseudorasbora parva Temminck & Schlegel, 1846) 

Piccolo ciprinide di origine asiatica oggi diffuso in gran parte dei paesi europei. Segnalato per la prima volta in Italia nel 1981 per la provincia di Bolzano, è stata probabilmente introdotta in maniera accidentale insieme ad altre specie con la medesima origine. Specie ad invasività elevata attualmente presente in tutto il bacino del Po e nell'Italia settentrionale e centrale dove entra in competizione con le specie native. Presente nel Volturno e nel Titerno.

Bibliografia

-- RONDININI C., BATTISTONI A.,TEOFILI C. - Lista Rossa IUCN dei vertebrati italiani 2022, Comitato Italiano IUCN e Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Roma (2022)

-- BIANCO P.G. e DE FILIPPO G. (eds.) 2011. Contributo alla conoscenza della fauna ittica d’acqua dolce in aree protette d’Italia. Res.Wildl.Conserv. 3. IGF Publ., USA.

-- Davide Bellucci, Riccardo Novaga e Jörg Freyhof (2021) - New data on the distribution of the Volturno spined loach Cobitis zanandreai (Teleostei: Cobitidae).

-- Lorenzoni M., Carosi A., Quadroni S., De Santis V., Vanetti I., Delmastro G. B., Zaccara S. (2021) - Cryptic diversity within endemic Italian barbels: revalidation and description of new Barbus species (Teleostei: Cyprinidae). Journal of Fish Biology. 98. 10.1111/jfb.14688.

-- BIANCO P. & DELMASTRO G. (2011) - Recenti novità tassonomiche riguardanti i pesci d’acqua dolce e descrizione di una nuova specie di luccio. Edition: Res. Wildl. Conserv. 2 (suppl.).

-- Lucentini L. et al., (2011) - Molecular and Phenotypic Evidence of a New Species of Genus Esox (Esocidae, Esociformes, Actinopterygii): The Southern Pike, Esox flaviae. PloS one. 6. e25218. 10.1371/journal.pone.0025218.

-- Guarino Fabio, Odierna Gaetano & Maio Nicola. (2002). Cenni sull'ittiofauna del Parco Regionale del Matese.  

 

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