La Gallinola
La seconda cima del Matese.
Il monte Gallinola (1.923 m), o più semplicemente la Gallinola come si è soliti chiamarla tra le genti del Matese, è per elevazione la seconda vetta del massiccio montuoso. Si presenta come una lunga cresta di circa 4 km posta lungo lo stesso asse NO-SE del "dirimpettaio" monte Miletto e come quest'ultimo funge da confine naturale tra Campania e Molise, ricadendo nei territori di tre comuni: Bojano (CB), San Polo Matese (CB) e San Gregorio Matese (CE). I due versanti mostrano le due diverse anime del monte. Quello campano esposto a mezzogiorno presenta profili più morbidi e sinuosi che degradano dolcemente verso l'ampia dolina carsica del lago Matese; più aspro il profilo del monte sul versante molisano che si presenta come una cresta frastagliata che ricorda quella di un gallo (o meglio di una gallina, caratteristica che forse spiega l'origine del nome). Qui si alternano irti torrioni di roccia, pareti verticali, ripidi canaloni e morene: testimonianze della presenza in passato di un ampio ghiacciaio che oggi fanno la felicità degli appassionati di alpinismo invernale che a queste tipiche forme glaciali hanno attribuito nomi fantasiosi (il becco, la crepa, il torrione giallo...). Questa parte del monte è anche il rifugio di numerose specie vegetali di gran pregio, tipiche degli ambienti d'alta quota, che qui si rinvengono con maggior frequenza rispetto al versante meridionale. Ciò è probabilmente dovuto a fattori climatici (l'esposizione a Nord comporta un maggiore innevamento ed una maggiore persistenza della neve e dell'umidità nei mesi primaverili) ma anche all'asprezza del territorio che impedisce agli animali da pascolo di raggiungere queste zone rifugio o almeno ne limita l'azione.
Una vecchia diatriba
Non di rado la Gallinola, con i suoi 1.923 m, viene descritta come la più alta cima della Campania. Secondo altri il primato spetterebbe al monte Cervati (1.898 m) in provincia di Salerno. I dubbi sono generati dal fatto che la cresta del monte, come già detto in precedenza, si trova proprio sul confine tra Molise e Campania: su diverse carte IGM la linea di separazione tra le due regioni risulta poco accurata ed il punto di maggior elevazione non sempre individuabile con precisione, pertanto alcune lo riportano su territorio campano, altre su quello molisano. Di fatto la Gallinola presenta sul versante campano diverse anticime che per certo sono più elevate del monte Cervati ma che non vengono nominate sulle carte. Dal 2013 l'anticima occidentale della Gallinola è stata denominata "Punta Giulia" (1.917 m, in memoria della Sig.ra Giulia D'Angerio, pioniera dell'escursionismo matesino, scomparsa nel 2010) che di fatto costituisce il punto con maggior elevazione della Campania. Al monte Cervati resta il primato dell'altezza tra i monti ricadenti interamente su territorio campano.
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Un po' di storia
Ci restano scarsi documenti storici relativi alla Gallinola, sappiamo però che fu conquistata nella prima metà di luglio del 1873 dal botanico Antonio Jatta (1852 - 1912) con l'intento di studiarne la flora spontanea. In un resoconto intitolato "Ricordo botanico del Matese" egli scrive:
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"Ad oriente del lago si elevano i fianchi del monte Gallinola, ricoperti da una folta selva di faggi, in cui veramente può dirsi che comincia il lauto bottino pel botanico. Senza dubbio il monte Gallinola è uno dei punti più importanti di questa contrada. Esso offre dappria questo denso bosco di faggi, che si eleva fino al Pianellone, prima cresta che si raggiunge salendo dalla via del lago. Dal Pianellone, o, come lo dicono i pastori, Cianellone, si ascende nella piccola valle delle Camere della Corte, da cui per la cresta di Campo Lungo si raggiunge la vetta più alta del monte Gallinola che io ritrovai in parte ricoperta di neve".
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La prima ascensione invernale documentata alla Gallinola risale al 14 febbraio del 1904 ad opera di Eugenio Licausi ed altri due membri della sezione di Torino del Club Alpino Italiano. Nel bollettino n.3 Vol.XXIII di detta associazione si legge:
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"Nel gruppo del Matese, uno dei più importanti dell'Appennino Meridionale, si eleva la Gallinola, boschiva nella parte più bassa, brulla in alto, sempre erta ed aspra. Il 14 febbraio u. s., coi signori Gustavo ed avv. Oscar Raithel, mi recai a Piedimonte d'Alife. Di là prendemmo a salire, traversammo i comuni di Alife e San Gregorio, e facemmo sosta al Lago del Matese (m.1007). Passammo la notte in una casetta da pastore, su la paglia, presso il fuoco, mentre il vento muggiva e la pioggia scrosciava al di fuori. La mattina seguente, sotto un cielo nuvoloso e con temperatura di 2 gradi, ci ponemmo in marcia. Salimmo per un bosco di faggi, sino al Piano della Corte, ove trovammo oltre due metri di neve. Più in su, si scatenò un turbine impetuoso, che mise in forse la riuscita dell'ascensione. Pure volemmo continuare, fino a raggiungere la vetta della Gallinola. Diradate le nuvole verso nord, scorgemmo la Maiella e il Gran Sasso, mentre da ogni altro lato il paesaggio era nascosto dalla nebbia. Il vento, che a stento ci lasciava reggere in piedi, e il freddo intenso che era giunto a 7 gradi sotto zero, ci consigliarono a discendere di corsa al piano del lago, donde tornammo a Piedimonte".
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Parasemia plantaginis (Linnaeus, 1758)
Questo lepidottero appartenente alla famiglia Erebidae ha sulla Gallinola il suo limite meridionale di diffusione in Italia.
Alcuni dei lepidotteri presenti sulla Gallinola.
Cetraria islandica (L.) Ach. subsp. islandica
Il "lichene d'Islanda" è tra i licheni più usati in erboristeria.
Le sue proprietà medicinali, conosciute fin dall'antichità, lo rendono efficace come coadiuvante per calmare tosse, come lenitivo delle mucose respiratorie ed i suoi principi attivi sono particolarmente indicati come fluidificanti del catarro bronchiale. La cetrarina in esso contenuta possiede proprietà amaro-toniche che stimolano le funzioni digestive ed antiemetiche valide per combattere la nausea. Cetraria islandica inoltre possiede proprietà emollienti e antisettiche ed è per questo utilizzato nella preparazione di cosmetici, dentifrici, saponi e detergenti. Questa specie, sebbene poco comune, è presente allo stato spontaneo sulla Gallinola.
Gli orapi (Chenopodium bonus-henricus L.)
Nelle praterie montane della Gallinola, specie sul versante orientale, cresce questa sorta di spinacio selvatico da sempre utilizzato nella cucina tradizionale. Chenopodium bonus-enricus conosciuto come orapo o "buon Enrico" è specie nitrofila e per questo risulta particolarmente abbondante negli stazzi prima che vengano occupati dalle greggi. Il nome fa riferimento ad Enrico IV di Borbone re di Francia detto il Grande, che secondo la leggenda, nell'anno 1600 decise di aprire i cancelli del suo giardino reale per sfamare la popolazione ridotta allo stremo con le erbe selvatiche che vi crescevano. Per gratitudine il popolo gli dedicò una di quelle piante, lo spinacio selvatico, chiamandolo "buon Enrico".
Alcune delle specie più rappresentative della flora del monte Gallinola.
Il fringuello alpino
(Montifringilla nivalis Linnaeus, 1766)
Le creste della Gallinola ospitano questa specie tipica dell'alta montagna, presente nel nostro paese con due popolazioni distinte: una dell'arco alpino, l'altra dell'Appennino centro-meridionale. Il Matese rappresenta ad oggi l'area più meridionale di nidificazione in Italia, sebbene quest'ultima sia stata registrata solo occasionalmente.
(Ph.: Massimo Carnevale).
I sentieri
La seconda cima del Matese può essere raggiunta partendo da entrambi i versanti. Sono diversi i sentieri che conducono alla vetta, tutti adatti ad escursionisti con un minimo di esperienza ed allenamento alla camminata, prestando attenzione alla segnaletica non sempre evidente (le distanze si intendono totali e comprendono andata e ritorno).
13E
dal lago Matese - Chiesetta di S. Michele (9,95 km)
Dalla chiesetta di San Michele si segue il sentiero (13D) che attraversando la Valle San Massimo conduce alla fontana dell'Esule. Da qui si prosegue lungo la traccia che sale in direzione Est fino alla valle della Gondola (la "Cònnola") e da qui senza traccia obbligata fino alla cima.
13H
dal Piano della Corte (3,62 km)
Si tratta del percorso più breve ed agevole per raggiungere la cima con partenza dal Piano della Corte (1.630 m), pianoro posto lungo la strada provinciale 106 che collega il Passo del Perrone con Campitello Matese.
100DM
da Capo d'Acqua (4,88 km)
Percorso che si snoda sul versante orientale del monte, con partenza dall'incrocio tra la SP106 e la sterrata che conduce allo stazzo e alle sorgenti di Capo d'Acqua.