Il Monte Mutria
La terza cima del Matese.
Il Monte Mutria, luogo considerato sacro dai Sanniti, con i suoi 1823 m è la terza vetta del Matese. Si presenta come una lunga cresta di circa 5 km orientata in direzione Est-Ovest su cui si susseguono sette gobbe dai profili arrotondati. La cresta, per buona parte della sua lunghezza, funge da confine tra Campania e Molise. La sua posizione decentrata rispetto alle due maggiori vette del Matese fa in modo che dalla sua sommità si possa godere di un magnifico panorama a 360°: ad ovest la visuale domina la vasta conca del lago Matese con il Miletto e la Gallinola; a Sud la valle del Titerno, il gruppo del Taburno-Camposauro e in lontananza i monti Lattari, il Vesuvio e le isole partenopee; ad Est la piana di Campobasso e le propaggini del Gargano fino all'Adriatico; a nord l'invaso creato dalla diga di Arcichiaro, il gruppo della Maiella e nelle giornate limpide il Corno Grande del Gran Sasso.
Il Mutria risulta meno elevato della Gallinola di soli 100 m eppure chi lo visita si accorge subito che qui il paesaggio appare decisamente differente rispetto alle due vette maggiori che tra loro invece appaiono piuttosto simili. Caratteristiche sono le ampie praterie quasi perennemente mosse dal vento, composte soprattutto da Sesleria nitida, specie che si incontra anche sul Miletto e sulla Gallinola ma sempre in piccoli nuclei isolati. Il ripido versante molisano è quasi completamente coperto da faggete che occupano, spesso intervallate da piccole radure, anche buona parte delle propaggini occidentali. I faggi non raggiungono quasi mai grandi dimensioni e specie nei settori con maggiore elevazione, sotto l'azione del vento e il peso della neve assumono insolite e suggestive forme contorte. Questo suo carattere "diverso" si riflette anche nelle componenti floristiche del monte: qui troviamo infatti numerose entità tipiche delle praterie d'alta quota, spesso di gran pregio, che non si rinvengono sul Miletto e sulla Gallinola. Tra queste degne di nota sono Soldanella alpina, Androsace villosa, Linum alpinum e Anthyllis montana. Ciò è forse dovuto ad un minore disturbo, nei secoli, da parte degli animali da pascolo: le coperture boschive, i versanti scoscesi e la quasi totale assenza di punti d'acqua permanenti in quota hanno sempre reso il Mutria meno adatto per le attività di pascolamento rispetto alle due cime principali del Matese, cosa che era stata notata già nell'800 dal botanico Nicola Terracciano che visitò questa parte del massiccio per studiarne la flora. In una delle sue relazioni pubblicata nel 1878 egli scrive: " Da quanto ho detto circa la vegetazione del Mutria deriva, la flora di questa parte del Matese, essere molto più ricca e considerevole di ogni altra di quella giocaia, causa essendone secondo mio pensamento, non la posizione, altezza o natura del calcare del monte; ma gli armenti che non vi pascolano, laddove, nel Matese propriamente detto, sono essi numerosi e tutto mangiano e distruggono per cinque mesi all'incirca dell'anno, dal cader di Maggio fino quasi alla fine del mese d'ottobre."
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La piccola cappella dedicata a S. Antonio da Padova.
La piccola cappella dedicata a S. Antonio da Padova.
A partire dal mese di luglio sui tronchi morti di faggio è possibile incontrare la rara Rosalia alpina.
Il lepidottero Chersotis cuprea trova sul Monte Mutria il suo limite meridionale di diffusione in Italia.
Alcune delle specie più rappresentative della flora del monte Mutria.
Le rave del monte Mutria
Il versante campano del Monte Mutria con i toponimi utilizzati dai pastori in una foto del compianto prof. Emidio Civitillo, appassionato studioso della natura e del territorio di Cusano Mutri.
I sentieri
Il Monte Mutria offre panorami suggestivi in ogni periodo dell'anno merita quindi sempre una visita. Sono diversi i sentieri che conducono alla vetta tutti adatti ad escursionisti con un minimo di esperienza ed allenamento alla camminata (le distanze si intendono totali e comprendono andata e ritorno).
19A
da Bocca della Selva (4,5 km)
Si tratta del percorso più breve e agevole per raggiungere la cima. La parte iniziale del tracciato (19A) è su strada asfaltata, quindi percorribile (in assenza di neve) anche con le auto fino a quota 1480 m per poi seguire, dopo una breve impennata, la lunga cresta del monte.
15L
dalla Sella del Perrone (9,8 km)
Lasciate le auto presso il valico del Perrone (1.257 m) si prosegue per 100 m lungo la strada per Bocca della Selva fino ad incontrare un traliccio sulla sinistra con la segnaletica. Dopo una piccola radura il percorso diviene piuttosto ripido e si inoltra nella faggeta fino alla Serra di Macchia Strinata (1.520 m). Da qui si procede lungo la cresta del monte fino alla vetta (1.823 m).
21B
da Pesco Rosito (7,2 km)
Dal geosito di Pesco Rosito si segue la sterrata proseguendo per il sentiero che si snoda in faggeta fino alla panoramica sommità del monte Palumbaro (1.552 m). Da qui si procede in direzione Sud-Ovest seguendo la cresta fino alla vetta del Mutria.