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La salamandra pezzata
(Salamandra salamandra gigliolii Eiselt & Lanza, 1956)

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Tra gli anfibi urodeli italiani Salamandra salamandra è quello che raggiunge le dimensioni maggiori, può infatti raggiungere i 28 cm di lunghezza. La specie è presente, con diverse sottospecie, in un'ampia area che va dalla penisola iberica all'Europa centrale fino ai Balcani e alla Grecia. Nell'Africa nord-occidentale, in Turchia e in Corsica vivono tre specie molto simili, rispettivamente S. algira, S. infraimmaculata e S.corsica, un tempo considerate delle semplici sottospecie. In Italia la salamandra pezzata è presente in quasi tutte le regioni sebbene con popolazioni piuttosto rare e localizzate: si incontra prevalentemente lungo l'arco alpino e gli Appennini, è meno frequente nella pianura Padana e sul versante adriatico della dorsale appenninica, mentre è assente in Sicilia e Sardegna. Nel nostro paese è presente con due sottospecie: Salamandra s. salamandra (Linnaeus, 1758) delle regioni settentrionali fino alle Alpi Liguri e Salamandra s. gigliolii (Eiselt & Lanza, 1956) della dorsale appenninica fino alla Calabria. Quest'ultima, presente anche sul Matese, è un endemismo tutto italiano e si distingue dalla sottospecie nominale per la maggiore estensione delle macchie gialle e per le dimensioni mediamente inferiori raggiunte dagli individui adulti. La salamandra pezzata predilige soprattutto i boschi di latifoglie della fascia collinare e montana, ambienti freschi in prossimità di corsi d’acqua, la cui presenza è indispensabile per la riproduzione. Come molti altri urodeli terricoli si nutre di lombrichi, molluschi, insetti ed altri invertebrati; ha abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne, tuttavia nei giorni di pioggia o comunque in presenza di un alto tasso di umidità nell’aria può uscire allo scoperto anche in pieno giorno. Alle nostre latitudini le salamandre sono attive soprattutto nei mesi autunnali e primaverili; nei mesi estivi rifuggono le alte temperature e i rischi di un’eccessiva disidratazione riparandosi sotto la lettiera di foglie morte o sotto massi e tronchi. Nei mesi invernali entrano in ibernazione che però può essere interrotta in presenza di giornate con temperature miti. L’accoppiamento avviene generalmente in primavera, talvolta anche in autunno: il maschio al termine di una caratteristica “danza” rilascia sul terreno una spermatofora che viene successivamente raccolta dalla femmina. Quest’ultima è generalmente ovovivipara: le uova fecondate si sviluppano all’interno della madre che dopo un periodo di gestazione più o meno lungo rilascia in acqua le larve, in media da 20 a 40, già perfettamente formate. La metamorfosi avviene da due a quattro mesi dopo e la maturità sessuale viene raggiunta a partire dal terzo o quarto anno di età. In alcune popolazioni d’alta quota, le femmine sono vivipare e danno alla luce piccoli completamente sviluppati e adatti alla vita terrestre. Le salamandre sono animali piuttosto longevi che possono vivere fino a 20 anni in natura e addirittura fino a 50 in cattività. Fino a qualche anno fa la presenza di Salamandra s. gigliolii sul Matese era nota solo per alcune località del Molise. Dopo lunghe ricerche nel novembre dello scorso anno abbiamo accertato la sua presenza anche sul versante campano individuando una popolazione in seguito rivelatasi la prima ed unica segnalata per la provincia di Caserta. Allo stato attuale si conosce ben poco dello stato delle popolazioni e della reale diffusione di questa specie nei nostri boschi, è intuibile quindi che qualsiasi ulteriore segnalazione risulterebbe estremamente preziosa. Contrariamente a quanto spesso si crede la salamandra pezzata è completamente innocua per l’uomo ma la sua pelle liscia è cosparsa di ghiandole che secernono un muco con proprietà battericide che protegge l’animale dalle infezioni e dalla eccessiva disidratazione. Il muco ha un gusto sgradevole che funge da repellente per eventuali predatori e può essere irritante anche per le mucose e per le pelli più sensibili. E’ quindi opportuno evitare sempre di maneggiare gli animali. Occorre ricordare che la sopravvivenza di molte specie di anfibi è minacciata da due agenti patogeni, Batrachochytrium dendrobatidis e B. salamandrivorans, introdotti in Europa e in molte aree del globo con l’importazione di anfibi esotici da terrario. Questi temibili funghi, a partire dalla fine degli anni '90, hanno portato alla scomparsa di intere popolazioni in molte aree del pianeta. In particolare B. salamandrivorans sta decimando le popolazioni di S. salamadra in diversi paesi europei e si ritiene che la specie sia già estinta in Olanda e in molte aree del Belgio. Raccomandiamo quindi a chi dovesse imbattersi in queste vulnerabili creature di evitare assolutamente di maneggiarle o anche solo toccarle onde ridurre al minimo le possibilità di diffondere il contagio.

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