A chi frequenta le vette delle nostre montagne viene talvolta spontaneo domandarsi, allungando lo sguardo sulle vallate sottostanti, quale fosse l'aspetto del Matese prima che l'uomo per soddisfare le proprie esigenze cominciasse a modificarlo. Ai giorni nostri i segni dell'attività umana sono presenti un po' ovunque, eppure esistono animali che non hanno mai mutato le loro abitudini e da millenni, obbedendo al loro orologio interno, frequentano questa parte dell'Appennino con cadenza regolare nonostante l'uomo, talvolta all'insaputa dei più.
E' il caso del Piviere tortolino (Charadrius morinellus Linnaeus, 1758), uccello tipico della tundra artica che utilizza il Matese ed altre vette dell'Appennino come tappe intermedie durante il viaggio, lungo svariate migliaia di km che compie per spostarsi dai siti di riproduzione del Nord Europa a quelli di svernamento dell' Africa settentrionale e centrale e del Medio Oriente. Un viaggio lungo e impegnativo che può superare i 4.000 km per le popolazioni della penisola scandinava e addirittura i 10.000 km per quelle che nidificano in Siberia.
A differenza degli altri uccelli limicoli il Piviere tortolino non è legato agli ambienti acquatici ed alle zone umide ma per riprodursi predilige le praterie d'alta quota con temperature non elevate ed alta concentrazione di insetti, condizioni tipiche della tundra ma che raramente si manifestano in Italia. Questo spiega perché la nidificazione di questo uccello nel nostro paese sia un evento estremamente raro e ad oggi accertato per due sole località: i monti che circondano Livigno in Lombardia ed il massiccio della Majella in Abruzzo dove però non si registrano più nidificazioni dalla metà degli anni '80. Nel Piviere tortolino si assiste ad uno scambio dei ruoli sessuali: la femmina, di dimensioni maggiori e con piumaggio più vistoso rispetto al maschio, dopo aver deposto in un nido preparato da quest’ultimo (il nido spesso consiste in una semplice depressione naturale nel terreno), può accoppiarsi con un altro maschio e deporre nuovamente in un secondo nido e talvolta anche in un terzo (poliandria seriale). Dopo la deposizione le femmina si disinteressa quasi del tutto delle uova che verranno covate ed accudite dai maschi. Poco dopo la schiusa i pulcini sono già in grado di camminare ed alimentarsi in maniera autonoma: un adattamento all’alto rischio di predazione che può avvenire da parte di volpi, corvi o altri uccelli predatori.
La migrazione post nuziale avviene tra la seconda metà di agosto e la prima di settembre. Per diversi anni in questo periodo questa rara specie è stata monitorata sul Matese nell'ambito del progetto "Migrandata". Le foto che corredano questo articolo (in basso) documentano il primissimo avvistamento di questi uccelli sul Matese durante la migrazione primaverile, avvistamento avvenuto nell’aprile 2016, un evento più unico che raro in quanto il viaggio di ritorno verso i siti di riproduzione del Nord Europa avviene in maniera quasi diretta e senza soste. Ciò spiega perché il numero di avvistamenti primaverili sia notevolmente ridotto rispetto a quelli relativi al transito autunnale.
Il Piviere tortolino è tra i più rari uccelli che nidificano nel nostro paese. Visto il suo status critico e il decremento registrato in gran parte del suo areale è stato inserito nell’allegato I della Direttiva Uccelli (Cee/79/409) che prevede l’individuazione di apposite aree a protezione speciale. La specie è inoltre compresa nell’allegato II della Convenzione di Berna e nell’allegato II della Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratrici di fauna selvatica. Nel nostro paese è incluso nella legge sulla caccia (L. 157/92) tra le specie particolarmente protette. Nella Lista Rossa italiana è considerato in “pericolo critico”, ovvero tra le specie soggette a breve tempo ad un altissimo rischio di estinzione.
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