Il Piviere tortolino (Charadrius morinellus Linnaeus, 1758), è tra gli uccelli nidificanti più rari in Italia. Si stima che le coppie che si riproducono nel nostro paese siano solo 1-5. Fino a qualche decennio fa questa magnifica specie si riproduceva in Abruzzo sulla Majella ma dagli anni '80 non è più stata accertata alcuna nidificazione. Oggi l'unico luogo sul territorio italiano in cui nidifica ancora sono i monti che circondano Livigno in Lombardia. Si tratta di un uccello tipico della tundra artica che ogni anno, al termine della stagione riproduttiva, dai paesi del Nord Europa compie un lungo viaggio, lungo anche 10.000 km, verso i quartieri di svernamento in Africa settentrionale e centrale. Il suo habitat d'elezione è rappresentato dalle praterie con erba bassa, temperature non elevate ed un'alta concentrazione di insetti, condizioni che da noi può trovare solo in alta montagna. Per questo motivo durante le migrazioni i pivieri utilizzano le cime più alte delle Alpi e dell'Appennino come tappe intermedie per riposare, nutrirsi e recuperare le energie necessarie per completare il lungo viaggio. Sul Matese arrivano tra la seconda metà di agosto e la prima di settembre, periodo in cui vengono avvistati regolarmente, ormai da diversi anni, sul Miletto, sulla Gallinola e sul Mutria. Questi uccelli frequentano il Matese da millenni, da molto prima che fossero costruite le città in cui viviamo, da prima che il Mutria venisse chiamato Mutria, da prima che fosse inventato il motore a scoppio e i motocross. E' importante comprendere che la loro non è una scelta ma una necessità dettata dalla loro biologia. Oggi a causa del disturbo e della modificazione dell'habitat il loro numero si è ridotto sensibilmente e la specie è considerata vulnerabile (VU) nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Visto il suo status critico e il decremento registrato in gran parte del suo areale il piviere tortolino è stato inserito nell’allegato I della Direttiva Uccelli (Cee/79/409), la prima convenzione tra gli stati dell'Unione Europea in materia di conservazione della natura, che prevede l’individuazione di apposite aree a protezione speciale (ZPS). Il Matese è una di queste aree. E' facile comprendere che un intenso disturbo da parte delle attività umane in queste aree rende vano qualsiasi tentativo di tutelare questa ed altre specie. Proviamo ad immaginare cosa può accadere quando i nostri uccelli dopo un viaggio di svariate migliaia di km arrivano sul Matese e vi trovano il frastuono di decine di moto. Nella migliore delle ipotesi non riusciranno a riposare e a nutrirsi a sufficienza per recuperare le energie necessarie a completare il loro lungo viaggio.
Tutte le attività umane in un ambiente naturale, anche quelle apparentemente non invasive, spingono gli animali a mutare il proprio comportamento e le proprie abitudini. Molti animali hanno sensi molto più sviluppati dei nostri, al nostro passaggio sentono la nostra presenza e la avvertono come un pericolo. Ciò li spinge ad allontanarsi da noi interrompendo le loro attività abituali (ricerca del cibo, riposo, cura dei piccoli). Se intenso e ripetuto nel tempo il disturbo può avere ripercussioni sul benessere e lo stato di salute degli animali perchè si traduce in stress e in un maggiore dispendio di energie.
Il rispetto delle regole ed un comportamento dettato dal buonsenso è indispensabile per conservare la biodiversità del Matese ed è l'unica via percorribile per attrarre visitatori e incentivare uno sviluppo ecosostenibile. Il non rispetto delle stesse danneggia non solo il nostro patrimonio naturale ma l'immagine stessa del Matese con gravi ripercussioni anche sull'economia del territorio: chi visiterebbe un luogo con sacchi di immondizia lungo le strade, con alberi deturpati e imbrattati di vernice ed il frastuono delle moto lungo i sentieri? Fino a quando i matesini non diventeranno i custodi del loro territorio e non comprenderanno questi principi basilari non si potrà parlare di tutela né di vero turismo.
La nota primatologa Jane Goodal ha scritto:
«Non puoi trascorrere un singolo giorno senza avere un impatto sul mondo che ti circonda. Quello che fai fa la differenza, devi decidere che tipo di differenza vuoi fare.»
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