Le orchidee spontanee, nel corso della loro storia evolutiva, hanno sviluppato sistemi estremamente sofisticati per attrarre con successo gli insetti impollinatori. Gran parte delle specie che abitano le nostre montagne non producono nettare pertanto per riprodursi in maniera efficace sono diventate delle vere maestre dell'inganno. L'inganno può essere di tipo alimentare (food deception): le specie prive di nettare possono imitare nel colore, nella forma e nell'odore dei fiori altre specie nettarifere ed attrarre così gli insetti; oppure di tipo sessuale (sexual deception): i fiori imitano nella forma, spesso con dovizia di particolari, le femmine degli insetti impollinatori che al contempo vengono attratti anche da stimoli odorosi, prodotti dal fiore stesso, simili ai feromoni delle femmine. Le vittime dell'inganno, in sostanza, tentano di accoppiarsi con il fiore trasportando così il polline da una pianta all'altra. Ogni specie di orchidea è specializzata nell'attrarre una o più specie di insetti, generalmente imenotteri.
Nonostante queste sofisticate strategie, può accadere che l'insetto scambi il fiore di più di una specie per la propria femmina trasportando il polline tra due specie diverse di orchidee e dando così origine ad ibridi con caratteristiche intermedie tra i due genitori. E' il caso di Anacamptis x laniccae, frutto dell'incrocio tra Anacamptis morio e Anacamptis pyramidalis, due specie piuttosto comuni sul Matese ma che presentano periodi di fioritura poco sovrapponibili: A. morio ha fioritura precoce ed è talvolta in fiore già a marzo; più tardiva invece A. pyramidalis che fiorisce in media tra maggio e giugno (fino a luglio a quote più elevate). La differenza nel periodo di antesi rende Anacamptis x laniccae un ibrido poco comune. L'esemplare ritratto nelle foto rappresenta il primo ritrovamento documentato in Campania ed è stato rinvenuto sul monte Muto il 6 giugno scorso (2024).
[Sopra, le specie parentali: Anacamptis morio (a sinistra) e A. pyramidalis (a destra)].
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