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Immagine del redattorePasquale Buonpane

Appunti di floristica: Epipogium aphyllum Sw., un nuovo ritrovamento.

Aggiornamento: 10 feb


 


Tra le orchidee spontanee del Matese, Epipogium aphyllum Sw. è tra le specie più difficili da osservare in quanto essendo priva di foglie, si rende visibile solo al momento della fioritura. Quest'ultima risulta però piuttosto irregolare e si protrae per poche settimane. Le piante possono scomparire per anni senza emergere dal terreno risultando quindi invisibili anche nei luoghi in cui la loro presenza è stata accertata.


Sul Matese questa rara orchidea, al tempo conosciuta come Satyrium epipogium, fu raccolta per la prima volta nel 1845 da Bartolomeo Paolillo, farmacista e studioso di scienze naturali di Cusano Mutri il quale in una nota pubblicata negli annali dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti di Napoli descrive così il suo ritrovamento:

"Nel finire di luglio del trascorso anno 1845, erborizzando pel bosco detto Erbaneta del Matese, in sito settentrionale, e di natura sterile, rinvenni una pianta interessante, che tosto definii per Satyrium epipogium Linn., e che niuno raccolse sul suolo italiano".


Paolillo era corrispondente di Michele Tenore, illustre botanico del suo tempo nonché direttore del Real Orto Botanico di Napoli, dove ancora oggi è conservato il campione raccolto sul Matese. Nel giugno di quest'anno ho avuto il piacere di visionare questo straordinario reperto, un vero pezzo di storia della floristica del Matese (qui sotto).



Dal 1845 Epipogium aphyllum non è stata più ritrovata sul Matese fino al 2011, 166 anni dopo il ritrovamento di Paolillo, quando per puro caso ne rinvenni un esemplare. Da allora ogni anno, nei mesi di luglio e agosto, la ricerca di questa rara ed elusiva specie è diventata una consuetudine, ricerca che tuttavia ha avuto esito positivo solo nel 2014 e nel 2020. Le immagini che illustrano questa breve nota ritraggono l'ultimo esemplare osservato, rinvenuto il 10 luglio di quest'anno (2023).



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